Anticamente era chiamato San Martino de Hirchis, toponimo che secondo alcuni storici deriverebbe da Ercole, personaggio mitologico al quale sarebbe stato dedicato un tempio precristiano che sorgeva sul colle, la cui esistenza non è peraltro stor...
Anticamente era chiamato San Martino de Hirchis, toponimo che secondo alcuni storici deriverebbe da Ercole, personaggio mitologico al quale sarebbe stato dedicato un tempio precristiano che sorgeva sul colle, la cui esistenza non è peraltro storicamente documentata.
L'antica strada partiva da porta Romana, attraversava il Bisagno sulle 28 arcate del lungo ponte di Sant'Agata e diventava via San Fruttuoso. Da qui, con salita della Noce, iniziava il sali e scendi che portava a Quarto, Quinto e così via, quando l'antica strada romana cominciava ad inerpicarsi su per la salita della Noce si era già in San Martino d'Albaro, ridente borgata collinare che prende il nome dalla chiesa di San Martino d'Albaro al centro del nucleo storico del paese, di origini antichissime ma ricostruita nel XVII secolo. San Martino era quindi in collina, collina dolce, dal clima salubre, ricca di orti e frutteti con poche case di contadini e residenze estive di ricchi genovesi.
Sul colle di Santa Tecla, nascosto fra i padiglioni dell’ospedale di S. Martino, si trova il duecentesco castello di Simone Boccanegra che fu nel 1339 eletto primo Doge della Repubblica, il titolo della Repubblica di Genova a quel tempo era, in realtà, più propriamente chiamato - in lingua genovese - Duxe (Duce). La parte più antica della villa, a quel tempo in campagna fuori le mura, risale al ‘200. Il complesso venne ampliato nel ‘300 e, caduto poi per secoli nel dimenticatoio, utilizzato addirittura come stalla, sul finire dell’800 l’architetto portoghese Alfredo De Andrade, lo stesso che ha operato a Palazzo San Giorgio e al Castello D’Albertis, ne ha tentato un primo recupero completato, poi in maniera più organica nel 1938 dal collega Ugo Nebbia.
Tra il 1750 e il 1820 nell'area di San Martino furono costruiti i forti Santa Tecla e San Martino, che facevano parte della linea difensiva orientale della città.
Edificato sul Bastione delle Forche, il forte di Santa Tecla è posto alle spalle dell’Ospedale di S. Martino. Il nome ricorda l’antica chiesa del XI secolo dedicata alla santa, annessa al forte e poi distrutta, nell’ottocento, per lavori di ampliamento. Triste luogo di prigionia nell’ultima guerra, poi abitazione civica, dal 2001 è stata affidata all’Associvile che ne cura il mantenimento.
Il forte di San Martino, sorto sulla collina di Papigliano, ad opera del governo sabaudo, è ricordato per una storica fucilazione, durante il regime fascista. Adibito ad abitazione per i senzatetto, nel dopoguerra, adesso è di proprietà privata e versa in uno stato di completo degrado.
Il piccolo comune rurale di San Martino fu accorpato a Genova nel 1873; dopo l'annessione, tutta l'area, come quelle dei contigui ex comuni della bassa val Bisagno, ha visto una forte espansione urbanistica e demografica, ed è ora un quartiere medio residenziale.
Attorno al 1910 viene costruito l'Ospedale San Martino, uno dei centri ospedalieri più grandi d’Europa, una città dentro alla città, con quasi 5mila dipendenti e 35 ettari di territorio. E' un importante centro di ricerca sul cancro e sede principale della facoltà universitaria di medicina.